E’ stata proprio una bella esperienza partecipare al XIX convegno nazionale dei Centri interculturali: “VIVERE INSIEME IN PARI DIGNITA’, le sfide del presente, le pratiche e i luoghi della con-cittadinanza”, organizzato a Piacenza 21-23 ottobre 2016.
La presentazione del nostro progetto, UN MUSEO GRANDE COME IL MONDO, è stata richiesta dalla d.ssa Graziella Favaro, direttore della rivista: “Sesamo. Didattica interculturale” nonchè “mente” del Convegno, che ci ha conosciuto attraverso il nostro blog. Molto calorosa è stata l’accoglienza da parte degli organizzatori del Comune di Piacenza e siamo state “estasiate” dalla ottima cena etnica offerta nella stupenda Galleria di Arte Moderna Ricci Oddi. E’ molto emozionante mangiare couscous tra le opere di Giovanni Boldini e Medardo Rosso!!!
Il nostro intervento è stato inserito nella sessione 3, dal titolo: Vivere insieme nei luoghi e nella città di tutti. Come fare in modo che bambini, adolescenti, adulti sentano e vivano il territorio e la città come bene comune e di tutti? Nella sessione vengono presentati progetti e proposte che vanno nella direzione della partecipazione e della cittadinanza attiva e dello scambio interculturale positivo ed efficace.
Introduce: Massimo Conte – Codici Ricerche e Intervento, Milano
Coordina: Laura Vento, Centro Interculturale di Torino
Comunicazioni ed esperienze:
– Andrea Facchini, Regione Emilia Romagna, Investire nella diversità: il progetto della rete regionale dei Centri Interculturali
– Antonella Nanni e Valentina Rettore, associazione Arcadia e scuola primaria Salvo d’Acquisto di Padova, Un museo grande come il mondo. Scoprire le differenze a partire dagli oggetti di qui e d’altrove
– Milena Angius e Annita Veneri, Associazione BVA, Milano, Le parole della cittadinanza:
accoglienza, riconoscimento, diritti
– Karima Ben Salah, Centro Interculturale di Torino, Torino è casa mia: passeggiate interculturali
– Chiara Castignoli, Centro Belleville Piacenza, Radici e ali: Spazio Belleville, luogo di incontro tra
età e culture per una città plurale
– Antonella Arioli, università Cattolica e CPIA di Mantova, Il ruolo delle donne migranti per un progetto di inclusione
Erano presenti tanti operatori (insegnanti, operatori didattici, sociologi, ….) che si occupano di intercultura, provenienti da tutta l’Italia e, contemporaneamente alla nostra, si sono svolte altre sessioni teoriche e laboratori pratici, creando un eccezionale momento di condivisione e sinergia. Il nostro progetto ha suscitato molto interesse e curiosità, ha emozionato e anche commosso… Molti sono stati positivamente colpiti dal connubio Archeologia+sociologia, per lo sviluppo di un’attività esperienziale sull’inclusione…
Ecco un piccolo stralcio del nostro intervento (a breve verranno pubblicati gli Atti del Convegno):
[….] Per l’archeologo l’oggetto è uno degli obiettivi fondamentali della sua ricerca, attraverso di esso si racconta la storia del passato. Dietro all’oggetto, al reperto ritrovato, l’archeologo deve quindi immaginare la persona e la sua storia, interpretarne gli usi e i gesti, le parole e i movimenti, il contesto e la situazione che sono ad esso strettamente connessi. L’oggetto inanimato diventa quindi “animato”, nel senso che contiene l’anima della persona / delle persone che lo hanno utilizzato.
Per me quindi ogni oggetto “parla”, e in ogni oggetto cerco di sentire la “voce” del suo proprietario e capirne la sua storia. Restiamo molto sorpresi quando in contesti domestici o funerari di qualsiasi scavo archeologico, troviamo oggetti ad esempio che provengono dall’Oriente, dall’Africa, da terre remote, per loro dobbiamo quindi immaginare viaggi, spostamenti, commerci, rapporti “internazionali”, legami affettivi lontani, avventure lungo il mare e lungo strade terrene. Al reperto archeologico sono legate le persone che non ci possono attualmente parlare, ma che ci comunicano ancora qualcosa attraverso il loro “messaggero” che ha superato invisibili confini spaziali e temporali.
Adesso veniamo noi…
Ciò che è stato ideato nel nostro progetto UN MUSEO GRANDE COME IL MONDO, segue la stessa filosofia , ma qui l’oggetto è inteso in maniera differente, più profonda e l’obiettivo scientifico di di ricostruzione della storia diventa anche un obiettivo sociale di conoscenza, condivisione, rapporto, legame affettivo, integrazione e partecipazione della propria storia con quella dell’altro.
Ai bambini della scuola primaria SALVO D’ACQUISTO di Padova, è stata data l’opportunità di raccontare loro stessi e la loro famiglia attraverso cose materiali e immateriali (canzoni, poesie, racconti, ….) della loro casa, dando loro anche l’opportunità di studiarle come reperti e documentarle scientificamente, costruendo il catalogo delle loro storie. Ognuno di loro attraverso il suo lavoro: di ricerca, descrizione, documentazione e allestimento ha partecipato alla costruzione del Museo delle loro vite, coinvolgendo ogni visitatore nella narrazione delle storie vissute da ogni famiglia, italiana o straniera. Una costruzione di storie create attraverso il confronto paritario, il rapporto uguale per tutti: oggetto/persona.